sabato 3 settembre 2016

Spunti dal Challenger 7: il nostro lungo elogio al gigante buono Kenny De Schepper


Questa sera il nostri appunti sparsi dal Challenger di Como, giunto alle semifinali che scenderanno in campo domani nel pomeriggio (dalle 15), sono un lungo elogio a un giocatore.


Non è un italiano, eppure è molto amato. Non era una testa di serie, eppure è arrivato in semi eliminando due tra i favoriti, il russo Andrey Rublev (di appena 18 anni) e l'ex 21 al mondo (nel 2015, mica secoli fa...) Leonardo Mayer (foto sotto).


Non ha nemmeno il fisico di un maratoneta, eppure è stato in campo più di tutti (circa 7 ore), vincendo i match anche per il logoramento (mentale soprattutto) degli avversari.

Stiamo parlando di Kenny De Schepper, francese di Bordeaux, (foto in apertura) non certo un giovincello del circuito (29 anni) che in carriera è stato anche numero 62 dell'Atp (nel 2014).

Di lui abbiamo in mente una istantanea quando, un anno fa di questi giorni, dopo aver perso la finale di doppio tra l'altro con una palla molto contestata, si fermò a lungo in mezzo ai ragazzini a firmare autografi.

Per i vialetti del circolo tutti gli vogliono bene anche per i suoi modi gentili ed educati. Mai sopra le righe, sempre corretto dentro e fuori dal campo, è il tipico tennista che potremmo citare ad esempio (di comportamento) per i più giovani.

Ma anche con la racchetta, ovviamente, Kenny non scherza. E' un gigante, e la traiettoria del suo servizio è impressionante. Un chicco di grandine che si abbatte sull'avversario da un'altezza notevole. Gran parte del suo gioco, è inevitabile, si basa su questo. Ma con Rublev e Mayer c'è stato anche altro, molto altro.

La voglia di lottare, il rimandare sempre la palla dall'altra parte della rete, il coprire il campo in maniera perfetta e anche, quando serviva, colpi ad aprirsi il campo. Il tutto con pochi, pochissimi errori, Insomma, "se mi devi battere", pare dire De Schepper, la vittoria te la devi sudare. E lo sa bene Mayer che avanti 6-4 4-2, si è visto infilare 13 punti consecutivi che hanno ribaltato il match e l'inerzia della gara poi chiusa 4-6 7-5 6-4.

Domani il francese incontra un altro "vecchietto" del circuito, Adrian Ungur (foto sotto), rumeno ma italiano d'adozione. Il solo precedente tra i due - nel 2015 - dice Ungur. Ma anche con Rublev e Mayer Kenny non era favorito.


Dall'altra parte del tabellone giocheranno Marco Cecchinato - un italiano che torna in semi, non accadeva dal 2013 (per la finale bisogna risalire al 2006) - e il giappo-newyorkese dal volto simpatico Taro Daniel (foto sotto). Quest'ultimo ha vinto 9 delle ultime 10 gare disputate, aggiudicandosi il Challenger di Cordenons. Ma Cecchinato (in basso in blu) sta giocando bene, e la testa di serie numero 1 (quel Gerald Melzer che ieri aveva eliminato Arnaboldi) se n'è accorto.


La giornata alle 13.30 sarà aperta dalla finale di doppio. Specialità di cui non abbiamo praticamente mai parlato, nel corso di questo Challenger, ma che è sempre assai divertente da vedere.


Ps: giorni fa avevamo promesso un pronostico. Non l'abbiamo fatto... e per fortuna ci viene da dire oggi perché avremmo sbagliato alla grande, L'ammissione è d'obbligo: nessuno dei quattro tennisti in semifinale era tra i nostri favoriti.


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